Nell’articolo del 9 febbraio avevo dato il mio ultimo parere sull’andamento del petrolio, un trend che sto seguendo su Segnali di Borsa da questa estate e più approfonditamente a partire dalla prima metà di gennaio.

In una situazione di apparente minimo del prezzo del greggio, a gennaio avevo iniziato una sfida a ribasso contro tutte le previsioni degli analisti ufficiali e così incredibilmente, fino alla settimana scorsa, ho ottenuto con degli Etf un gain a due decimali che nessuno poteva prevedere (e nota che già a settembre avevo ottenuto un gain a due decimali, sempre andando a ribasso).

Ora la situazione si fa interessante, perché c’è stata la famosa dichiarazione congiunta di Arabia Saudita e Russia (assieme a Venezuela e Qatar) di voler fermare questa corsa alla sovrapproduzione che ha finora abbattuto il prezzo del greggio a livelli storicamente bassi.

Visto che Segnali di Borsa non si occupa di notizie che già sono trattate dai media ufficiali, non mi dilungo molto sull’evento in se stesso, ma mi limito a elencare i punti critici che servono di orientamento a chi sta investendo nel trend del petrolio, sia a ribasso che a rialzo.

La mia idea è che questo accordo (si tratta per la verità di un pre-accordo che non ha nulla di definitivo) non potrà innescare un trend a rialzo.

Infatti, anche se il petrolio è risalito un pò sull’onda di questa notizia, si tratta di qualcosa di nettamente diverso rispetto a una vera e propria inversione del trend principale, che continua ad essere ribassista.

I motivi per cui questo accordo arabo-russo non invertirà il trend sono:

  1. la Russia ha accettato l’accordo a condizione che anche Iraq e Iran lo sottoscrivano. Ma è davvero difficile che l’Iran, dopo aver finalmente superato i problemi legati allo storico embargo che subiva da anni, accetti di limitare la produzione di petrolio.
  2. Gli accordi di questo tipo fra Arabia e Russia sono stati spesso disattesi in passato. Nel 2001 e nel 2008, mentre gli Arabi rispettarono gli accordi tagliando la produzione, i Russi a “tradimento” non fecero altrettanto.
  3. L’accordo attuale non prevede in realtà un taglio della produzione, bensì il mantenimento dei livelli attuali. Quindi non appena l’Iran inizierà, dopo anni di embargo, ad immettere sul mercato anche le sue immense riserve petrolifere (molti ipotizzano che venderà circa 1 milione di barili al giorno), la produzione globale tornerà a crescere alla grande.

Per la verità, la produzione di greggio non si è mai fermata anche oggi, smentendo puntualmente ogni previsione di rallentamento fatta dall’Agenzia Internazionale per l’Energia (come avvenuto una settimana fa, quando l’Agenzia ha dovuto ammettere che non c’è stato alcun rallentamento rispetto al mese scorso, ma al contrario un aumento).

La cosa è facilmente spiegabile, dal momento che proprio Russia e Arabia Saudita stanno producendo ai loro massimi livelli storici, come si vede nel grafico sotto:

oil

Il loro accordo dunque, non fa altro che prevedere di mantere nel tempo questi livelli incredibili. Altro che riduzione dell’offerta!

Ora però, esaurito questo argomento che è sulla bocca di tutti, ma è poco utile per investire, ti fornisco invece una notizia molto più intrigante e fuori dai radar dei media ufficiali.

Come sai, esiste un indice chiamato “Vix” che indica se gli investitori nel mercato delle opzioni stanno scommettendo più su un aumento della volatilità di una materia prima o su una sua diminuzione.

In questo momento, l’indice di volatilità sul petrolio ha toccato un estremo storicamente significativo.

Come mostra il grafico sotto, il pattern dell’aumento del Vix rispetto alla diminuzione del prezzo del greggio sta diventando molto simile a quello che era apparso nel 2008 (in pratica, la linea blu e quella nera stanno per avvicinarsi di nuovo):

oil vix

Dopo quell’anno, quando la volatilità riprese a scendere, il prezzo del greggio praticamente raddoppiò.

Ma se andiamo ad analizzare statisticamente la volatilità quotidiana degli ultimi dieci giorni, abbiamo dei risultati ancora più importanti.

Negli ultimi 10 giorni infatti ci sono stati rialzi e ribassi continui del prezzo del greggio dell’ordine di + o – 2%. E sono certo che non sei al corrente (quasi nessun analista lo è) della rarità assoluta di questo evento…

Proprio così: dal 1983, questi 10 giorni di fila con alti e bassi consecutivi dell’ordine di 2 punti percentuali li abbiamo avuti solo 20 volte!

E ognuna di queste volte si è trattato di un segnale di inversione del trend a ribasso.

Dal punto di vista statistico, 20 casi sono insufficienti per dire che un fenomeno non sia una mera casualità.

Per avere un risultato più affidabile, consideriamo allora un evento altrettanto raro, ma meno del precedente, cioè 6 giorni di fila (anziché 10) con rialzi e ribassi consecutivi dell’ordine di 2 punti percentuali.

Questo evento è apparso dal 1983 solo 82 volte; il che è sempre un numero di scarsità, ma è già più significativo dal punto di vista statistico.

Nella tabella qui sotto, possiamo vedere che dopo un evento del genere, investire a rialzo sul petrolio ha dato guadagni medi progressivamente superiori man mano che ci si allontanava dall’evento, fino a raggiungere il 33% dopo 12 mesi (vedi la riga “Average gain after extreme”):

oil returns

Il confronto con la riga sottostante (“Typical gain”), che indica invece i guadagni medi ottenuti andando long sul petrolio in periodi “normali”, fa vedere quanto sia potente la forza propulsiva di questo raro fenomeno.

Si tratta però di una previsione molto a lungo termine, che non indica affatto una imminente inversione del trend a ribasso di oggi.

La discussione di prima sull’accordo arabo-russo e sulla sua inefficacia nel riuscire a invertire questo trend è sempre valida e non va trascurata.

Oggi NON ci sarà alcuna inversione a rialzo del petrolio. Il trend a ribasso è ancora tutto in piedi ed è spinto da potenti forze politiche e di mercato di cui non si vede ancora la conclusione.

Ora però hai un’idea di cosa potrà succedere quando le cose cambieranno e il trend a rialzo inizierà davvero.

Seguimi su Segnali di Borsa per non perderti questo succoso controtrend!

Alla tua prosperità!

Il team di Segnali di Borsa