La settimana scorsa il prezzo del petrolio ha registrato un lieve aumento, sulla vaga notizia che l’OPEC avrebbe finalmente collaborato con gli altri Paesi produttori per invertire la tendenza al ribasso del prezzo.

A parte la dubbia volontà dell’OPEC di tenere realmente fede a questa dichiarazione (finora non è stato fatto nulla per abbattere la produzione), sono i fondamentali a dirci che l’inversione del prezzo non ci sarà.

E in questo caso, i “fondamentali” hanno un solo nome: Iran.

Ma andiamo per ordine.

Come sappiamo, per la prima volta dopo 30 anni, l’OPEC ha deciso di non predisporre più alcun controllo sulla produzione di greggio dei Paesi che ne fanno parte.

In più, nel maggio 2015 l’Arabia Saudita ha addirittura aumentato la produzione, immettendo sul mercato 10,14 milioni di barili al giorno, pari a 450.000 barili quotidiani in più dell’anno precedente.

Come risultato, il mondo attualmente ha a disposizione circa 2 milioni di barili in più ogni giorno. E questa cifra sarà destinata ad aumentare, una volta che davvero verranno ridotte le sanzioni all’Iran.

Come si vede dal grafico sotto, nel 2012, a causa delle sanzioni, l’Iran è stato tagliato fuori dal mercato petrolifero occidentale, col risultato di una riduzione del 27% delle sue esportazioni di greggio.

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Se davvero l’accordo internazionale sul nucleare Iraniano dovesse andare in porto e le sanzioni fossero annullate, il Ministro del Petrolio (sic) Bijan Zanganeh ha annunciato alla CNN che il suo Paese potrà (e vorrà) produrre 1,5 milioni di barili al giorno per la fine del 2016.

Se ciò avverrà e se nel frattempo l’OPEC continuerà a fare proclami sulla riduzione della produzione privi di qualsiasi attuazione pratica, la produzione da parte dei Paesi OPEC + l’Iran si avvierà al livello record di 33 milioni di barili al giorno.

Come si vede, i fondamentali non ci dicono nulla sul temporaneo rialzo del greggio, ma anzi, confermano che il prezzo resterà basso ancora per molto tempo.

Chi vuole seguire i saggi consigli della vecchia e tradizionale analisi fondamentale (che durano ovviamente solo finché le condizioni esterne non mutano) può shortare a leva il prezzo del greggio nella borsa USA con l’etf  ProShares UltraShort Oil & Gas (DUG).