Ogni inizio anno c’è sempre qualche analista che si azzarda a scommettere che quello sarà l’anno dei mercati emergenti.

E ogni anno puntualmente queste profezie vengono smentite dai fatti.

Se pero’ si guarda allo scenario politico ed economico globale, non è cosi’ difficile individuare quei pochi punti fermi che ci permettono di giudicare la situazione, almeno a grandi linee.

Chi investe non dovrebbe farsi distrarre dalle proprie opinioni e preferenze politiche. Deve avere uno sguardo libero da pregiudizi e abbastanza lungimirante da capire come stanno realmente le cose.

Desidero qui proporre la mia visione attuale dello scacchiere politico mondiale. Una visione molto semplice e schematica che spero non venga scambiata per un giudizio politico verso questa o quella nazione.

Si tratta solo di aprire gli occhi per vedere quali sono i possibili sviluppi che obiettivamente una certa situazione puo’ o meno permettere, che ci piaccia o meno.

Dico subito che, per come la vedo io, gli investimenti nei mercati emergenti, fatte salve pochissime eccezioni, avranno sempre meno spazio per regalarci buoni rendimenti nei prossimi due o tre anni.

E il motivo è molto semplice: gli Stati Uniti, sempre piu’ accerchiati e economicamente indeboliti, per far valere i propri interessi economici hanno sempre meno possibilità di manovra dal punto di vista diplomatico.

Questo li costringe ad incrementare ogni anno di piu’ le misure non diplomatiche: sabotaggi, guerre locali, minacce, sanzioni, destabilizzazioni programmate, embarghi.

Ormai l’azione “diplomatica” americana si limita sempre piu’ a queste crudeli, ma efficaci (nel breve periodo) “argomentazioni”.

Fino agli anni ’60 del secolo scorso, gli Stati Uniti erano sinonimo di progresso, dinamismo economico, innovazione. Tutti asset che si ripercuotevano positivamente anche nelle parti del mondo a loro favorevoli, e  mettevano in secondo piano le oscure manovre di sabotaggio internazionale che hanno comunque accompagnato costantemente la storia di questo paese.

Ora invece gli USA non fanno piu’ sognare le giovani generazioni e non creano piu’ quella spinta propulsiva a tutto il resto del mondo.

Per molti gli USA sono al contrario sinonimo di una crisi economica sempre sul punto di scoppiare in catastrofe, in un mondo sempre piu’ instabile e impoverito.

Si badi bene che la crisi statunitense non dipende solo dalla famosa questione del debito pubblico e della stampa di denaro da parte della banca centrale.

La verità è che gli Stati Uniti stanno perdendo la competizione sull’innovazione e sul progresso tecnologico.

Per mantenere un buon livello di esportazioni, gli USA devono inventarsi ogni volta qualcosa, da Netflix alla Cannabis. Non certo prodotti che cambiano il destino della storia, ma almeno qualcosa che produca delle mode a beneficio della bilancia commerciale.

Nei settori strategici invece, da internet agli armamenti, dall’industria manifatturiera all’AI, gli States perdono sempre piu’ terreno, al punto che spesso il solo modo per loro di ridurre la competizione è di impedire in modi illeciti (come dicevamo: embarghi, sabotaggi, destabilizzazioni politiche ecc.) lo sviluppo tecnologico degli altri paesi.

Piu’ si riduce il gap tecnologico che favoriva gli USA a discapito di questi paesi, piu’ aumentano le aree del mondo (anche quelle occupate da nazioni amiche e alleate) in cui la mano pesante americana costringe a rallentare l’innovazione tecnologica e il progresso economico.

Ormai non solo l’Iran, pericoloso competitor nella tecnologia, non solo la Russia, che ha reso inservibili gli aerei americani F35 di fronte al suo sistema anti aereo che sta esportando un po’ dovunque, ma ora anche l’India e la Turchia sono nel mirino degli USA.

Da quando, ad ottobre del 2018, avevamo suggerito di investire nell’unico mercato emergente che all’epoca ci sembrava favorevole, cioè l’India, l’Etf con cui avevamo seguito questo trend ha dato ottimi risultati (nella quartultima riga in tabella):

Ma dopo la decisione di Trump di ridurre drasticamente le esenzioni sulle tariffe doganali sulle merci indiane importate in America (e il fallimento dell’intesa bilaterale sul commercio fra i due paesi), sarà consigliabile uscire dall’Etf o da qualsiasi altro investimento basato sul mercato indiano e portare a casa il guadagno ottenuto.

Come forse avranno notato i nostri lettori, ormai Segnali di Borsa considera solo la Cina il mercato emergente superstite su cui poter investire.

Per questo stiamo pubblicando diversi articoli sull’argomento ultimamente…

In sintesi, nonostante la forte recessione economica che sta affliggendo la Cina, noi pensiamo che valga la pena seguire questo mercato per le seguenti ragioni:

  • la Cina è l’unico paese emergente contro cui gli USA non possono per ora adottare la solita strategia di sabotaggio politico-economico-militare. Non solo per l’accresciuta forza politica e militare cinese, ma soprattutto perché la Cina è indispensabile agli USA come importatore di merci e di titoli di stato americani.
  • la Cina è l’unico paese dove i “millennials” (i nati tra gli anni ’90 e il 2000) avranno un reddito superiore alle generazioni precedenti. In tutto il mondo sviluppato, al contrario, le generazioni future si impoveriscono sempre piu’, minando il sistema pensionistico e il PIL. In pratica, la Cina è l’unico paese che ormai si possa ancora definire “sviluppato”.
  • il mercato interno cinese è ancora in crescita e il progetto della “nuova via della seta” renderà il mercato esterno un cortile di casa in cui fare quello che si vuole.
  • la banca centrale cinese, con dieci anni di ritardo rispetto agli USA, ha iniziato anche lei un programma di allentamento monetario. E chi storce il naso a sentir parlare di QE, dimentica che in un paese dove l’economia reale ha ancora enormi margini di crescita, un allentamento monetario ha effetti completamente diversi, rispetto a quelli molto negativi che purtroppo ha avuto nelle economie ormai morte dell’occidente.

Quindi, in conclusione, oltre alle borse americane, dove i margini di rendimento sono ancora ottimi per chi investe, se proprio si vuole mettere un po’ di soldi altrove, il mercato cinese è l’unico che davvero vale la pena.

Noi di Segnali di Borsa continueremo a pubblicare articoli su questo mercato, dove le novità in arrivo sono ancora tante, alcune del tutto ignorate dai media (ad esempio, sapevi che fra un po’ ci sarà un Nasdaq cinese?).

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